Bussana Vecchia
La città degli artisti
La città degli artisti. Così viene definita Bussana Vecchia, una piccola frazione del comune di Sanremo. Verso la fine dell’800 un violento terremoto distrusse la città, costringendo gli abitanti a migrare verso il mare, dove successivamente fondarono il comune di Bussana Nuova. Per molti anni la piccola cittadina collinare rimase disabitata, quando ad un certo punto fu notata e negli anni ’60 divenne meta di artisti italiani ed internazionali che vi si stanziarono permanentemente. Ora Bussana Vecchia è un cuore pulsante di vita, ovunque si vada si respira arte ed in ogni suo vicolo è possibile incontrare musicisti, pittori e poeti. In pochi scatti ho tentato di raccontare le sensazioni che questo borgo mi ha trasmesso, questa è la storia del crogiolo di culture, un vero meltin pot.
E’ mattina ed il sole è appena sorto, dopo diverse ore di auto io e la mia collaboratrice arriviamo finalmente nel borgo di Bussana Vecchia. Da subito ci è chiara la dimensione di quella piccola frazione, è infatti impossibile accedervi in auto e l’unico ingresso è rappresentato da una stretta strada a doppio senso. Decidiamo quindi di parcheggiare la vettura nel mezzo di un campo di grano per poi proseguire a piedi. Seduti all’ombra di un patio di un piccolo bar, la “Piazzetta Golosa”, attendiamo la nostra prima guida: la pittrice tedesca Ansie Van Wel. Intorno a noi è pieno di candele colorate, le cicale fanno da sottofondo musicale e un gatto piuttosto sovrappeso ci spia dal mezzo di una fioriera ricavata da vecchi scarti. Ansie sbuca all’improvviso dall’angolo, facendo sobbalzare l’obeso felino. “Ciao, venite. Vi porto nella mia bottega” dice con un perfetto accento italiano. La piccola bottega riflette quella che è la sua personalità, colorata ed eclettica. Tra risate ed un filo di malinconia, apre un vecchio libro con una sua fotografia da giovane. Gli anni hanno oramai scavato solchi sul suo viso, come fiumi in secca, ma attraverso le sue parole è possibile capire che lo spirito è il medesimo di un tempo. Ci racconta del suo arrivo nella cittadina, dei primi anni di insediamento, del mobilio recuperato a destra e sinistra e di una vita tra gioia e sacrifici. La salutiamo poco prima di vedere una lacrima malinconica, rivivere tutta una vita in un racconto ti porta inevitabilmente nel tirare le somme.


Il sole sale sempre più in alto, è arrivato il momento di incontrare Colin Wilmot, un gentleman inglese che si trasferì in Liguria per scrivere i suoi romanzi e per aprire un B&B. Qui le persone si arrangiano, sono bel lontane dai vezzi della vita moderna e dalle finte necessità o etichette sociali. Colin ce lo fa capire da subito, apre il pesante portone di importazione inglese per poi riceverci sul suo balcone. Lo sguardo è quello di chi ha un pesante dopo sbornia e dopo aver indossato degli occhiali da sole, recupera due coppe argentate e ci invita a fare colazione con lui: scotch e sigari. A differenza di Ansie, Colin non parla l’italiano, nonostante vi abiti oramai da un ventennio. Tra un sigaro e l’altro gli chiedo come si trova in Italia rispetto al suo paese d’origine. Dopo un profondo sbuffo di fumo mi risponde “Italia? Non ne ho idea, io vivo a Bussana”.
Perplessi, continuiamo a vagare tra le piccole strade di pietra intagliata. Le parole di Colin echeggiano nella mia testa, sebbene abbia viaggiato in lungo ed in largo, Bussana sembra davvero un luogo al di fuori del tempo. La giornata prosegue intervistando alcuni artisti proprietari di botteghe, tra i quali intagliatori di legno e scultori che adoperano ferro riciclato per le loro creazioni. Tra di loro vi è Tiberio, un pittore sulle cui spalle grava un nome davvero altisonante, che esprime tutta la sua arte attraverso immagini dai colori vivaci rappresentanti natura e tramonti (raffigurato nella 4° fotografia).
Risalendo verso la cima del paese incontriamo giovani musicisti di strada e alcune botteghe a cielo aperto. La vita è talmente semplice e serena che i proprietari delle botteghe lasciano i negozi incustoditi e si recano al bar per giocare a carte o bere un sorso con gli amici. In caso di necessità vi è un campanaccio, basta suonarlo per vederli tornare al lavoro e servire il cliente. Come in un quadro di Van Gogh gli attori proseguono le loro attività indisturbati, senza che la mia presenza dia loro fastidio.
Superata una chiesa diroccata e ormai frequentata solo da piccioni, sentiamo musica e grida. Ci rendiamo conto che quegli schiamazzi provengono proprio dal luogo dove abbiamo l’ultimo incontro della giornata. Ronald van Merwijk e Davide Ghilardi sono i fondatori di una casa aperta, un luogo dove chiunque può trovare ristoro e un letto su cui dormire. In questo luogo non ha importanza il ceto sociale, etnia o religione. Tutti sono i benvenuti e chi vuole può contribuire lasciando una piccola offerta per far si che la macchina della solidarietà non si fermi. Non appena ci vedono, ci fanno accomodare ad un tavolo sul quale pende un gigantesco orsetto gommoso dal nome Stanley Kubrick. Attorno a noi vita, colore e persone che continuano ad alzarsi, danzare e cantare. Da un momento all’altro mi aspetto che Ronald gridi “scambiatevi di posto!”.

Se per il cappellaio matto era sempre l’ora del the, in questo luogo è sempre l’ora della festa. Davide lavora prevalentemente ad un vecchio forno a legna e una dopo l’altra serve delle pizze su vassoi ricavati da tronchi d’albero. Proprio come Alice, è il momento di abbandonare quel luogo. Per fortuna senza una regina che voglia tagliarci la testa.
Lasciamo alle nostre spalle Bussana, è pomeriggio inoltrato. La collina sulla quale si erge è oramai dipinta dal rosso di uno stupendo tramonto mediterraneo. Pare proprio che il borgo ispiri tutti i tipi di artisti, persino il sole.


