Nella puntata numero 29 del Podcast La Bussola – Tra viaggio e fotografia ho introdotto un nuovo tipo di episodio, ovvero delle lezioni di fotografia sotto forma di podcast. In questa prima puntata-lezione di fotografia spiego i comandi manuali della fotocamera: tempo di scatto, apertura del diaframma e ISO. Vediamo quindi come impostare la macchina fotografica.

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COME IMPOSTARE LA MACCHINA FOTOGRAFICA
In questa guida vedremo come impostare la macchina fotografica, quelli che (regolati opportunamente) daranno la possibilità di rendere eterno un attimo della vostra vita.
Come impostare la macchina fotografica quindi? La funzione principale dell’otturatore di ogni reflex, mirrorless o fotocamera in generale è quello di regolare il tempo di esposizione di una foto. Con il termine “esposizione” intendiamo la quantità di luce che lasciamo entrare all’interno della fotocamera al fine di imprimere l’immagine sulla pellicola o sul sensore (in caso di fotocamera digitale, sia essa un cellulare o una reflex).
Le variabili in gioco sono principalmente tre: l’apertura del diaframma, il tempo di scatto e il valore ISO. Questi tre parametri sono legati tra di loro in modo diretto dalla legge di reciprocità, la quale afferma che deve esserci sempre un equilibrio tra questi fattori.

IL TEMPO DI SCATTO – COME IMPOSTARE LA MACCHINA FOTOGRAFICA
Il tempo di scatto, o tempo di esposizione è di solito indicato con la sigla Tv oppure S (alcune fotocamere come ad esempio Fujifilm o Leica hanno una ghiera dedicata e non un impostazione digitale); questa impostazione ci permette di regolare per quanto tempo il nostro otturatore dovrà rimanere aperto e quindi quanta luce dovrà battere sul sensore della nostra fotocamera. Più il tempo di scatto è lungo, più luce entrerà nella fotocamera (dando la possibilità di scattare fotografie anche notturne).
C’è da tenere presente che la fotocamera registra anche il più piccolo movimento del soggetto e di chi scatta la fotografia, quindi per evitare una fotografia mossa si deve assolutamente ricorrere all’utilizzo di un treppiede. Prendiamo come esempio questo scatto che ho effettuato a Bobbio (Piacenza). Come potrete leggere nei dati tecnici, il tempo di scatto di questa fotografia è stato di 15 secondi, un tempo di esposizione decisamente impossibile da raggiungere senza l’utilizzo di un cavalletto. Grazie al mio treppiede, ho evitato i miei movimenti, ma di certo non potevo impedire il movimento dell’acqua che ha continuato a scorrere, donando uno stupendo effetto fumé.. quasi come fosse piombo fuso.
Piccola curiosità: questa è stata una delle mie prime fotografie e credo abbia una decina di anni. A guardarla ora è orribile, ma in qualche maniera mi ci sono affezionato perché ha rappresentato uno dei tasselli della mia crescita come fotografo.
Quando fotografate a mano libera, esiste una regola molto semplice per evitare il micromosso: dovete scattare con un tempo di scatto “doppio” rispetto alla lunghezza della vostra focale. Ad esempio, se state adoperando una lente a 50mm, il tempo di scatto dovrà essere di almeno 1/100sec o più veloce. Se usate un 200mm dovrete impostare 1/400sec o più veloce. Così via.
Questi tempi si riducono se l’obbiettivo è dotato di stabilizzatore di immagine (IS su Canon e VR su Nikon), ma non aspettatevi miracoli… di solito, le case costruttrici dichiarano dai 3 ai 5 stop in meno (1 stop= un’unità “temporale”, quindi 1/100->1/80= 1 stop, 1/100->1/60= 2 stop, 1/100->1/40= 4 stop), ma solitamente sono dati esagerati. Analogamente ai costruttori di auto che dichiarano che le loro automobili vanno ad aria, per i produttori di lenti possiamo considerare che la realtà stia nel mezzo. Una riduzione di 2 o 3 stop è comunque un valore molto accettabile e interessante.
APERTURA DEL DIAFRAMMA
L’apertura del diaframma è quel valore che di solito fa lievitare il prezzo nella scelta di un’ottica. Il diaframma non è altro che una serie di lamelle che si aprono a cerchio, permettendo di gestire la quantità di luce che deve entrare all’interno della nostra fotocamera.
Valore basso (es f3.5)= diaframma aperto, permette un notevole ingresso di luce.
Valore alto (es f22)= diaframma chiuso, lasciando entrare pochissima luce.

L’apertura del diaframma è collegata in modo diretto con il tempo di scatto. Sempre seguendo i principi della legge di reciprocità, se scegliamo di scattare una fotografia con un diaframma molto aperto, abbiamo la possibilità di usare tempi di scatto più veloci, quindi evitare il problema del micromosso, e riuscire a “congelare” soggetti in rapido movimento, come per le foto sportive.
Lo spostamento da un valore di apertura del diaframma ad un altro si chiama “stop”. Ad esempio, se volessimo scendere da f5.6 ad f2.8, avrei guadagnato “2 stop”. Questo cosa significa? Significa che la quantità di luce che passa dall’obbiettivo è decisamente maggiore, quindi permette di scattare una foto molto più veloce senza perdere di luminosità.
Quanto più veloce? Analogamente a quanto appena detto, anche il divario tra i vari tempi di scatto viene definito “stop”, quindi se andiamo a guadagnare due stop (come nel precedente esempio) aprendo il diaframma, possiamo ridurre il tempo di scatto di due unità.
Aprire completamente il diaframma non è sempre una scelta consigliabile. Man mano che andiamo ad abbassare il nostro valore f, andiamo a diminuire la profondità di campo della nostra immagine. Questo significa che a breve distanza dal punto di messa a fuoco, avremo un effetto sfocato (bokeh). Ad esempio, la foto che segue è stata scattata a tutta apertura, con un valore di f2.8. Il soldato che vedete nell’immagine è venuto a fuoco, ma subito dietro di lui (profondità di campo) è venuto tutto sfocato.
Una grande apertura del diaframma può risultare molto piacevole per i ritratti, ma per quanto riguarda i paesaggi sarebbe preferibile sfruttare una grossa profondità di campo, in maniera tale da avere a fuoco la più grande parte dell’immagine possibile. Per fare questo, devo chiudere il diaframma (es f14, f16); così facendo perderò molta luminosità perché entrerà poca luce dal buchino, quindi come recuperarla? Sempre giocando con il tempo di scatto: se perdo luce dall’apertura, la recupero esponendo la fotografia per più tempo. Qui ribadisco ancora una volta l’assoluta necessità di un treppiede per permetterci di aumentare il tempo di posa.
GLI ISO E IL RUMORE DIGITALE
Per valore ISO (i vecchi ASA delle pellicole) si intende la sensibilità del sensore nel percepire la luce. Più è basso e più le foto saranno pulite e scure, man mano che alziamo gli ISO potremo scattare sempre con meno luminosità ma andremo ad aumentare drasticamente il rumore della nostra fotografia. Gli ISO sono vincolati in maniera diretta al tempo di scatto e all’apertura del diaframma. La modifica di questo valore permette di giocare con più libertà sugli altri due, ma sconsiglio di alzare gli ISO a meno che non siate costretti, perché andrete ad aumentare troppo la granulosità della vostra foto. Normalmente io aumento questo valore solo quando voglio portare a casa una fotografia che altrimenti non sarei riuscito a scattare.
La grande piaga dell’era digitale è data dal “rumore“. Per rumore si intende quel disturbo formato da una sorta di grana e puntinatura (di solito rossa) sulla nostra fotografia.
Esistono molti programmi sia a pagamento che gratuiti, che ci permettono una forte riduzione del rumore, ma preferisco scattare in ogni caso con un valore ISO basso per non perdere troppo tempo in post produzione.

C’è inoltre da considerare che non tutte le fotocamere reagiscono al rumore nella stessa maniera. Uno dei pregi (forse il più importante) dei corpi macchina di alto livello è la possibilità di alzare il valore ISO senza incappare nel rumore digitale. Attenzione, questo non significa che con un corpo macchina da 3000€ non avrete più rumore, significa solo che a parità di sensibilità ISO il rumore di una macchina professionale sarà decisamente inferiore rispetto ad una entry level. Un vantaggio non da poco, pensate a tutte quelle fotografie che avete perso per mancanza di illuminazione (concerti, cene, foto in chiesa, ecc..).
RIEPILOGO E CONCLUSIONI
Ricapitolando: il tempo di scatto, l’apertura del diaframma e la sensibilità ISO sono tre parametri legati tra loro dalla legge di reciprocità. Non esiste il settaggio perfetto per tutte le fotografie, ogni foto ha un setup differente da decidere in fase di scatto. Come? In base al risultato che si vuole ottenere e in base alla luce a nostra disposizione.
Se ad esempio dovessimo fotografare un atleta in rapido movimento sapremmo che dovremo lavorare con un tempo di scatto il più veloce possibile, quindi andremo come prima cosa ad aprire il diaframma… se non bastasse, alzeremmo gli ISO.
Al contrario, se dovessimo avere un bel panorama, andremo a chiudere il più possibile il nostro diaframma, in modo da ottenere una grande profondità di campo. Questo implicherà un aumento dei tempi di scatto, quindi, nel caso la luminosità non fosse abbastanza potremo ricorrere all’utilizzo di un treppiedi o, a mali estremi, all’aumento degli ISO.
Spero che abbiate trovato questa guida utile, non esitate a scrivermi per qualunque tipo di informazione o chiarimento!
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