Il sole della costiera è particolarmente caldo già dalle prime luci dell’alba. Decido quindi di alzarmi di buon ora per caricare tutto il materiale e ripartire alla volta della Basilicata. Non appena metto il naso fuori dal mio appartamento vengo “catturato” da Rosa, la quale mi invita a fare colazione. Si siede al tavolo con me per chiacchierare e mi mostra due quadri che le erano appena arrivati, era eccitatissima. I quadri erano davvero molto belli, di un artista milanese: il primo rappresentava la contrapposizione tra uomo e donna, con colori molto accesi e tratti decisi. Nel secondo invece, vi erano una serie di mani. Solo ed esclusivamente mani, con i gesti più comuni del peccato umano. Invidia, lussuria, rabbia, ecc.. è proprio vero che noi italiani siamo abituati alla gestualità e questo artista è riuscito a trasmettere il suo pensiero perfettamente.
Quadri a parte, la signora Rosa aveva portato ben altro al tavolo: caffè, latte fresco, cereali, spremuta d’arancia e un vassoio di “bombe al cioccolato” provenienti da una pasticceria. Per chi non lo sapesse, le bombe sono dei dolci piuttosto grandi e fritti. Su di essi vi è uno strato di zucchero e all’interno un ripieno che di solito esplode al primo morso. Inutile dire il quantitativo calorico.. ma sono in vacanza e una bomba non si rifiuta mai!
Prima di partire, Rosa si avvicina a me per augurarmi buon proseguimento. Aggiunge però delle parole inaspettate: “questa è casa tua. torna quando vuoi, sarai sempre il benvenuto”. Sono parole improvvise, bellissime. Ho avuto nuovamente conferma della bontà umana. Se solo le persone riuscissero a manifestarla più spesso.
Lascio “Villa Rosa” alle mie spalle per dirigermi verso Salerno percorrendo tutta la costiera amalfitana (o nastro azzurro, come la chiamano qui). Il traffico è abbastanza saturo, ma d’altronde è agosto e per giunta è anche sabato. Per fortuna il piccolo Monster riesce a superare un po’ tutti senza problemi grazie alla sua agilità e dimensioni.
Curva dopo curva, un sorpasso dopo l’altro, mi trovo ad un belvedere dopo Positano. E’ qui che conosco Salvatore, un simpatico venditore di frutta. A Napoli e dintorni non sono rari questi Ape car, carichi più di un tir con rimorchio. Si fermano a bordo strada e attendono i clienti. Quando arrivo, Salvatore stava parlando con una coppia bolognese. Senza il minimo ritegno chiedo dell’uva da mangiare sul posto e mi inserisco nella discussione. Il bello di quando si viaggia, soprattutto quando c’è il cibo di mezzo, è che le persone sono felici e ben predisposte a queste cose. Parte quindi uno scambio di “frammenti” di vita, una sorta di riassunto della propria vita attuale. Quella di Salvatore è particolare, ha vissuto in tutta Italia e conosce molto bene la zona dove abito io.. persino la piccola Rescaldina (paesello alla periferia di Milano, popolato da quattro gatti). A causa di una storia d’amore andata male, ha deciso di mollare tutto e ritornare sulla costiera. Ha comprato un Ape e ora lavora tutto il giorno su di una terrazza dalla quale vede Positano. Penso tra me e me di quanto questa società ci abbia insegnato quale sia il lavoro “giusto” e quale quello “sbagliato”. Quasi chiunque, istintivamente se dovesse scegliere tra un impiegato d’ufficio e un ambulante, sceglierebbe l’ufficio. Ma perchè? E’ davvero quello che vogliamo o è solo quello che ci è stato inculcato in testa? Salvatore lo aveva capito da solo e ha preferito guardare sul mare, senza nessuna finestra o tetto sopra la testa. Libero. Libero di fare gli orari che ritiene più giusti, libero di rimanere fino al tramonto se lo desidera, senza nessun capo despota o collega invidioso. Un ritorno alla ruralità.
Dopo uno scambio di battute e un paio di foto, ci lasciamo i rispettivi numeri ti telefono. Mi dice di cercarlo sulla guida Michelin, che lui c’è. Mentre mi domando se fosse vero o meno, mi rimetto in sella.
Il sole è oramai alto e la luce fortissima, decido quindi di godere della costiera più dal punto di vista motociclistico che da quello fotografico. Mi fermo giusto un paio di volte per fotografare le città famose, non posso andare via senza avere un ricordo da portare con me (emozioni a parte).
Giungo a Salerno ad ora di pranzo. Stanco, sudato e dolorante. Il traffico, il perenne sole a 40º sulla testa e la moto carica non hanno aiutato di certo. Penso tra me e me che in fondo sia stata una fortuna non averla mai percorsa in auto, non me la sarei goduta. Km e Km di strada sul mare, tutti in coda e senza un filo d’ombra? Ma non scherziamo. Spero di rifarla presto con la moto completamente scarica!
Data la stanchezza, mangio un trancio di pizza all’ombra e mi rimetto in marcia verso Rotonda, un piccolo borgo alle pendici del Parco Nazionale del Pollino (versante della Basilicata). Percorro la strada il più velocemente possibile, senza badare troppo a quello che ho intorno.
Il tratto finale mi rianima un po’. Raccolgo le ultime forze rimaste per una serie di curve pulite e veloci prima di giungere a destinazione.
Tappa decisamente impegnativa, non c’è che dire. Ora necessito riposo.