Tappa 15: Vibo Valentia – Foggia

I mercenari del Gargano

Questo intoppo non ci voleva proprio, ma si sa.. l’imprevisto fa parte del viaggio. L’indomani punto nuovamente verso Rotonda. Il clima è cambiato radicalmente, il cielo limpido e azzurro ha lasciato il posto a cupi nuvoloni neri. L’aria fresca di montagna ha lasciato il posto al freddo vero e proprio e le giornate si accorciano a vista d’occhio.
Mi reco da un meccanico di fiducia, il quale prospetta due alternative: nel primo caso la motocicletta sarebbe stata pronta in un giorno, permettendomi quindi di riprendere il mio percorso verso Bari. Il secondo caso invece, mi piaceva molto meno. Si trattava di mantenere la moto ferma per ben due giorni, il che mi avrebbe costretto a puntare su Foggia. L’idea era decisamente poco allettante, non solo ho perso Aspromonte e Ionio calabrese, avrei perso anche parte della Puglia.
Purtroppo il responso è negativo. Ben due giorni per la riparazione. Durante questo tempo, decido di risalire nuovamente sul Parco Nazionale del Pollino e dedicarmi a qualche foto naturalistica.

Una volta completato i lavori di manutenzione, recupero la moto e mi dirigo verso la Puglia passando per le Dolomiti Lucane. Ho deciso di tirare fuori qualcosa di buono da questo intoppo e siccome non avevo mai visitato le dolomiti, ne ho approfittato. Il territorio della Basilicata sono convinto che sia uno dei più sottovalutati e meno sfruttati a livello italiano. Tantissimo verde, aria pulita, una miriade di borghi storici e medioevali.. perchè viene snobbata così tanto? 
Curva dopo curva, giungo nella città di Foggia dove farò campo base per la nottata.

Nel pomeriggio decido di fare un giro nel Gargano, più precisamente San Giovanni Rotondo e zone limitrofe (le mete più vicine a Foggia). Che dire, non sono rimasto molto soddisfatto da San Giovanni Rotondo. Ovunque vi erano riferimenti a Padre Pio, persino un’azienda di costruzioni si chiamava così. Già di mio non nutro molta simpatia verso la chiesa, quando poi vedo delle magliette con la faccia di un santo su di esse, beh.. ho girato la motocicletta e sono andato via. Lo sfruttamento a tutti i costi di qualunque risorsa pur di trarne un profitto, capisco che si debba pur vivere di qualcosa.. ma non penso che sarei mai capace di cose simili.

Lungo la strada del ritorno, vedo i soliti “mercenari”. Al sud Italia non sono rari, uomini seduti sul ciglio della strada in zone un po‘ rurali. Aspettano che un proprietario terriero li arruoli per la giornata lavorativa. Rigorosamente in nero guadagnano pochi spiccioli e tornano a casa con la schiena spezzata.
Mentre mi guardo intorno, mi accorgo che all’interno di un campo vi era un gruppo di lavoratori. Mi fermo per fotografarli e dopo pochi secondi uno di loro da l’allarme. Non ho ben capito quale fosse la paura, ma non è stato visto di buon occhio il fatto che stessi scattando fotografie. Poco dopo molti di loro hanno iniziato a correre verso di me, scagliando piogge di sassi. Man mano che si avvicinavano, la mira iniziava ad essere sempre più precisa. Purtroppo però, riporre via l’attrezzatura fotografica in moto non è come metterla in auto. Ci vogliono per forza secondi per sistemare tutto. Ho tirato un respiro profondo e con molto sangue freddo ho aperto il bauletto, aperto lo zaino e riposto le mie cose. Indossato il casco e sono ripartito il più velocemente possibile. Ancora una manciata di secondi e mi avrebbero alzato di peso. Per mia fortuna questi mercenari hanno ben poco di militare e godono di una pessima mira.

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